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lunedì 28 febbraio 2011

Il vero valore della flessibilità

Care amiche,
quando si parla di flessibilità sul luogo di lavoro spesso si incorre in false ambiguità, perchè l'argomento è sicuramente uno dei più complessi della disciplina del diritto del lavoro.
L'obiettivo di oggi di Mom&Woman, sempre nel tentativo di facilitare l'utilizzo degli strumenti di flessibilità sul lavoro da parte di mamme e neomamme, è di fare luce su questo argomento.
La flessibilità deve essere inquadrata in due ottiche diverse: in primo luogo, dal punto di vista del lavoratore ed in secondo luogo, dal punto di vista del datore di lavoro.
Spesso questi due aspetti si confondono e si da un'accezione estremamente negativa alla flessibilità, perchè la si analizza esclusivamente dal lato del datore di lavoro. Gli strumenti di lavoro flessibile possono essere invece considerati un valido veicolo di crescita, se ne si comprende la logica per il lavoratore, e già lo rappresentano in Europa. 
Voglio sottolineare che flessibilità non è solo il part-time!
Diverse, sono infatti, le possibilità di flessibilità per il lavoratore (uomo o donna):
1) Orari flessibili individuali
Normalmente la flessibilità individuale consiste nella possibilità di variare gli orari d’ingresso e di uscita dall’azienda entro certe fasce predeterminate. L’orario flessibile individuale è un istituto non previsto dalle norme del Contratto nazionale di lavoro (in seguito Ccnl), ma neppure negato come possibilità, perciò può essere istituito dalla contrattazione aziendale.Esistono alcune esperienze dove il concetto di flessibilità individuale è stato esteso, superando il vincolo delle 8 ore di presenza giornaliera: in questi casi il singolo lavoratore può variare la propria presenza sul lavoro, ad esempio, da un minimo di 6 ore a un massimo di 9, l’importante è che la presenza media, in un arco di tempo definito, sia di 8 ore.
2)Job Sharing
E' un contratto di lavoro ripartito o contratto di lavoro a coppia. Più soggetti, solitamente due, assumono contemporaneamente il medesimo rapporto di lavoro suddividendosi un unico posto di lavoro a tempo pieno. Questi lavoratori hanno la facoltà di distribuirsi tra loro, con modalità autonome, l’orario e la quantità di lavoro. Ciascun lavoratore è responsabile dell’intera prestazione lavorativa, mentre il datore di lavoro è tenuto a distinti obblighi retributivi e contributivi come nel caso di due rapporti a tempo parziale, indipendentemente dall'effettiva prestazione di ciascun lavoratore.
3)Orari annui
Nel campo degli orari annui si collocano i periodi di aspettativa non retribuita, previsti dal Ccnl, agli artt. 14-bis e 12-bis, Disciplina speciale, rispettivamente Parte prima e Parte terza che si aggiungono all'aspettativa non retribuita che si può richiedere nel caso di malattia, quando si stia per superare il periodo di conservazione del posto di lavoro.
Un ulteriore ampliamento a questa normativa deriva dai cosiddetti “congedi parentali” previsti dalla legge 8 marzo 2000, n° 53.
4) Banca ore 
Il Ccnl ha introdotto due istituti: il “conto ore” per accantonare i permessi annui retribuiti e la “banca ore” per accantonare eventualmente gli straordinari. Entrambi gli istituti hanno le stesse regole per la fruizione delle ore accantonate. Questi sistemi hanno un obiettivo preciso: costruire degli spazi individuali di gestione dei riposi retribuiti, in altre parole dotare i lavoratori di strumenti individuali che “compensino” i crescenti vincoli derivanti dalle variazioni del mercato. In questo modo rompere anche la sensazione di dipendenza costante a quelli che sono i flussi produttivi e di mercato.
5)Part-Time
Il contratto a tempo parziale è un istituto previsto dal Ccnl, all’art. 1-bis, Disciplina generale, Sezione terza: la possibilità di passare da tempo pieno a tempo parziale è un diritto indiscutibile per i lavoratori per i cosiddetti “lavori di cura” (assistenza ai congiunti ammalati e per la necessità di accudire i figli con età inferiori a 7 anni) nei limiti del 2% degli occupati a tempo pieno; mentre ulteriori incrementi, fino al limite massimo contrattuale del 4%, sono subordinati alle esigenze tecniche e organizzative dell’azienda.
Gli strumenti di lavoro flessibili sono fenomeni occupazionali in continua crescita negli ultimi 20 anni in Europa, dove gli accordi sulle modalità e i tempi del lavoro sono parte integrante di una nuova strategia per l'occupazione e la crescita all'interno dell'Unione europea. Molto interessante è  l'ultimo rapporto di Eurofound "Part time in Europe 2010" http://www.eurofound.europa.eu/ewco/reports/TN0403TR01/TN0403TR01.pdf.
All'estero infatti il part-time è uno strumento molto utilizzato, in ruoli di management e anche dagli uomini. Al momento, invece, in Italia è poco utilizzato (28% delle donne), spesso è "involontario" (cioè è un escamotage per pagare meno contributi ma di fatto la persona lavora full time, oppure è l'unico modo per una persona di lavorare, ma non rispecchia la sua scelta che sarebbe per un full time) e non riguarda quasi mai uomini (5%). Anzi, molte donne sono contrarie al part-time proprio perché rischia di marginalizzarle, o di istituzionalizzare il loro ruolo  di cura, ammettendo di fatto che è la donna a dover fare compromessi tra famiglia e lavoro e non l'uomo. Queste distorsioni, nella mente dei datori di lavoro e della popolazione in genere, provocano un cattivo utilizzo di tutti gli strumenti di flessibilità al punto che in Italia la flessibilità è ritenuta una trappola ed è malvista.
Come sempre, servirebbe cambiare la testa agli Italiani, per produrre dei risultati. Avete idea di quanto gioverebbe il part-time oppure il job sharing ad una corretta ripartizione dei carichi lavoro-famiglia? Peccato che non sono considerati una  "cosa per uomini"  ma solo per donne (principalmente mamme), che implicitamente così abbandonano tutti i processi di crescita e di carriera in azienda. Provate a pensare di poter condividere tutti i carichi familiari anche con il vostro coniuge o compagno, attraverso un lavoro flessibile per entrambi, a tutti i livelli di carriera, senza che questo marginalizzi o demansioni chi lo fa.Non è un sogno e può essere realtà! Non è necessario, infatti, come accade in Italia, che la mamma che vuole il part-time, passi da manager a segretaria (nel migliore dei casi) o a dimettersi (nel peggiore); in Europa non cambia nè il job title nè l'occupazione, ma solo la fruizione del tempo libero, ed è così che deve essere anche in Italia. Una donna manager, con la maternità, non prende la qualifica di mamma-segretaria ma resta una mamma-manager con la sua laurea, le sue specializzazioni e vuole continuare a fare il suo lavoro. E questo vale a tutti i livelli di carriera: vale per le dipendenti e per le operaie, vale per tutte noi.
Solo per completezza voglio evidenziare gli strumenti di flessibilità per il datore di lavoro, anche se ahimé quelli si conoscono maggiormente perchè sono ormai entrati nel gergo comune. Parliamo, per esempio, di straordinario, di cassa integrazione e di contratti di solidarietà.Ovviamente il termine cassa integrazione e tutto quello che ne deriva per un lavoratore, ha dato alla flessibilità un ruolo negativo, anche perchè in Italia se ne parla solo in questi casi.
Eppure il vero valore della flessibilità se la si guarda dal lato del lavoratore è grande e tende alla parità uomo-donna, alla ripartizione dei carichi famiglia-lavoro, ad una migliore gestione del tempo lavorato a favore del tempo libero.Sono convinta che noi mamme e donne daremo il giusto valore alla flessibilità e ne usufruiremo davvero, solo quando non scenderemo a compromessi con la marginalizzazione ed il demansionamento in cambio di un lavoro "flessibile all'italiana"!
Buona giornata mamme, viva le donne!



giovedì 24 febbraio 2011

Finchè morte non ci separi...

Care amiche,
le peggiori violenze (fino all'omicidio) avvengono tra le mura domestiche, i figli vengono lasciati sempre di più allo sbaraglio, i divorzi aumentano con serie ripercussioni nella sfera psicologica di tutti i componenti del nucleo familiare.Che cosa sta succedendo alla famiglia?Cerchiamo di venirne a capo, se si può.
Analizziamo alcuni dati Istat del Dossier sulla Famiglia 2010 e partiamo dalla mina vagante dell'instabilità matrimoniale. Separazioni e divorzi sono in continua crescita. Il 70,8% delle separazioni ed il 62,4% dei divorzi hanno riguardato coppie con figli avuti nel matrimonio. Dalle separazioni e divorzi nascono famiglie mononucleari che si contrappongono alla famiglia tradizionalmente intesa.L'88,6% delle famiglie mononuclari sono rappresentate da mamme sole.
Il 14,3% delle donne dai 16 ai 70 anni ha subito nel corso della vita almeno una violenza fisica o sessuale all'interno della famiglia dal proprio partner (attuale o passato), mentre l'1,6% ha subito violenze sessuali prima dei 16 anni per mano di un partente.Sebbene la violenza sia ritenuta grave nel 64,2% dei casi,solo un 7,2% delle vittime è riuscita a denunciarla.
Allora mi chiedo, e credo che sia legittimo, quale orco si cela dietro a tutto questo male?
La risposta è che di orchi ce ne sono troppi: l'individualismo portato all'eccesso, l'indifferenza nei confronti dell'altro, il dare tutto per scontato compresi i figli, l'ipocrisia prima di tutto con se stessi, la viltà di alcuni padri o partner (sì, perchè chi è violento con la propria moglie o compagna o con il proprio figlio, è semplicemente un vile), per non parlare degli standard educativi narcisisti, basati sull'immagine e sul successo da conseguire con ogni mezzo (si spazia dalla chirurgia plastica alle frodi di qualunque genere).
Padri e madri contemporanei sono imbevuti, almeno superficialmente, di psicologia (nel senso che siedono le poltrone di diversi psicologi) e di standard dell'ignoranza.Sentendosi inadeguati nella sfera emotiva, certi genitori comunicano con i figli solo tramite oggetti: la bella macchina, i bei vestirti, la disponibilità di denaro. I figli finiscono così per percepire i genitori soltanto come obbligati dispensatori di soddisfazioni materiali. Senza contare quei genitori che usano in modo deprecabile i propri figli come arma nelle dispute con l'altro coniuge, ignorandone totalmente il male arrecato.
Eppure la famiglia è il motore immobile della nostra società, senza la famiglia non c'è politica, non c'è economia e non c'è società.
La famiglia sarà pure un'istituzione imperfetta, ma con l'amore vero, la comprensione, il dialogo, la solidarietà, l'ascolto e perchè no, nei casi di patologia familiare con la denuncia, qualsiasi conflitto si può gestire e non necessariamente con la separazione.
Pubblicamente ringrazio mio nonno e mia nonna che sono ancora insieme da 60 anni e continuano a ricordarmi il valore immenso della famiglia, malgrado i sacrifici e la vita vissuta nel bene e nel male.
Buona giornata mamme, viva le donne!

lunedì 21 febbraio 2011

Educazione sentimentale: non quella di Flaubert...

Care mamme,
l'educazione dei nostri figli è un tema di primaria importanza anche se fortemente dibattuto.
I figli non chiedono di essere messi al mondo, ed è per questo che se decidiamo di averne, abbiamo la responsabilità di educarli con amore e secondo coscienza. Un'Educazione Sentimentale insomma!Eppure non è così scontato. La genitorialità non è un'attitudine implicita in ognuno di noi, molti per diversi motivi e situazioni, non riescono ad essere genitori, forse perchè a loro volta non hanno avuto punti di riferimento che siano stati un valido esempio di vita. I veri dissesti che si possono generare in un bambino/a, che prima o poi diventerà uomo/donna, sono proprio quelli causati internamente alla famiglia per disenteresse, incuria  o peggio ancora per violenze subite da parte dei genitori.
Nell'educazione di mia figlia, non mi chiedo mai se sono oppure non sono una buona madre, faccio del mio meglio secondo coscienza e con tanto amore, dedicandole la mia vita giorno dopo giorno e senza egoismi di varia natura. Adesso che è piccola, ha bisogno dei miei occhi, delle mie braccia e delle mie gambe per guardare, abbracciare e camminare in questo mondo!Solo così domani sarà in grado di farlo da sola, con sicurezza e determinazione, e di amare tanto la vita per quanto è stata amata da me!
Di recente ho letto un articolo che parlava dell'educazione che una mamma cinese impartisce alle sue figlie. Per chi volesse approfondire il tema, è stato scritto un libro a riguardo "Battle Hymn of the Tiger Mother" di Amy Chua, e sono rimasta abbastanza sbigottita dagli strumenti educativi utilizzati.
Il decalogo imposto dalla signora Chua alle figlie prevede le seguenti regole: non è permesso passare un pomeriggio a giocare con gli amichetti, partecipare ai pigiama party, partecipare alle recite scolastiche e lamentarsi per questo, guardare le televisione giocare con il computer, scegliere le proprie attività extrascolastiche, avere dei brutti voti a scuola (non è ammesso un voto inferiore alla A), non essere primi in tutte le materie con esclusione di ginnastica e teatro, scegliere di suonare degli strumenti musicali che non siano il pianoforte o il violino, rifiutarsi di farlo.
I genitori orientali di cui mamma Amy fa parte sono convinti che per i propri figli nessuna attività sia divertente finché non si raggiunge l'eccellenza. Al contrario i genitori occidentali pensano che non sia corretto stressare la prole per raggiungere dei traguardi degni di nota. In uno studio citato dalla scrittrice, il 70% delle mamme occidentali sono convinte che l'apprendimento debba essere accompagnato dal divertimento mentre la totalità di quelle orientali considerano che gli insuccessi dei figli dipendano da loro stesse e vada subito corretto. I genitori d'Oriente impiegano infatti molto più tempo a sostenere, aiutare e motivare i figli rispetto a quelli d'Occidente. Il libro sostiene che per questo i cinesi non mollano mai e cominciano a farlo nella culla.
La mia opinione a riguardo, è che la politica degli eccessi non è mai gradita. Il comportamento lassista occidentale spesso implica un distacco dei genitori dai propri figli anche in età in cui è necessario presidiare il campo e comportamenti così restrittivi come quelli orientali non portano a nulla se non a chiudere la mente.Se la signora Amy ritiene di educare così le sue figlie a non mollare mai, io ritengo che stia soltando spezzando loro le ali. Bisognerebbe trovare una via di mezzo tra i due comportamenti, l'essere accomodanti ma non troppo da un lato e l'essere sempre un punto di riferimento per i propri figli dall'altro.E per quanto riguarda le attitudini dei nostri figli è opportuno seguirle senza imporci. Non è necessario che suonino il pianoforte se in realtà vogliono giocare a calcio, che giochino a calcio!Può essere normale indirizzare i figli, ma è anormale forzarli a fare cose che non vogliono solo per assecondare i nostri interessi!Lasciamo che i nostri figli conoscano se stessi e capiscano da soli cosa vogliono e non vogliono. A tal proposito mi piacerebbe portare alla vostra attenzione una bella iniziativa i "Ludosofici". Sono laboratori di filosofia per bambini organizzati in tutta Italia da due giovani filosofi. Per esempio il laboratorio “Conosci te stesso”, presuppone un dialogo serrato di brevi domande e risposte in cui i bambini sono guidati in una riflessione su sé stessi e sul proprio carattere. E l’attività di filosofia pratica prevede di costruire una scatola di cartone che andrà riempita di materiali dalle caratteristiche tattili e sensoriali differenti ognuna associabile ai diversi aspetti del carattere di ciascuno: ogni bambino nel costruire questo suo autoritratto “tattile” può indagare e riflettere sulle diverse sfumature e ombre del proprio carattere e della propria personalità, avvicinandosi ad una migliore conoscenza del proprio sé e del proprio io.Per saperne di più www.ludosofici.com.
Sicuramente questi strumenti sono molto più utili delle politiche del "no"cinesi e possono aiutare i bambini a formare la propria coscienza e conoscenza in maniera autonoma e con senso critico anche diverso dal nostro.
Buona giornata mamme, viva le donne!

venerdì 18 febbraio 2011

Parità tra i sessi: semplicemente e meravigliosamente donne!

Care amiche,
si parla tanto di parità tra i sessi ma molto spesso accettiamo la disparità senza neanche accorgercene.
Tutte le volte che lasciamo che gli altri ci considerino il sesso debole, quando non ci candidiamo per un lavoro tipicamente maschile, quando (sebbene si abbiano attitudini spiccate) rinunciamo a scegliere scuole troppo tecniche, quando per doverci affermare nel lavoro accettiamo di rinunciare alla nostra femminilità e alla nostra sensibilità per diventare crude e agguerrite più di un uomo in carriera,quando non abbiamo la forza di denunciare atti di violenza e soprusi, convalidiamo le discriminazioni a nostro carico. Vivremo in una società che promuove la parità nel momento in cui saremo semplicemente noi stesse in ogni ambito della vita con la nostra sfera emotiva e le nostre attitudini senza precluderci nessuna strada e senza subire violenze e assalti alla nostra dignità, quando i nostri stipendi saranno equiparati a quelli degli uomini visto il divario accentuato, quando saremo presenti nei consigli di amministrazione delle grandi aziende, quando la conciliazione dei carichi fra lavoro e vita familiare non sarà solo un nostro problema ma anche quello dei nostri coniugi, quando le istituzioni creeranno un'infrastruttura legislativa per la parità di genere.
Quest'ultima è un obiettivo specifico della UE che ha elaborato una vera e propria strategia 2010-2015 per la parità tra i sessi a cui tutti gli Stati membri dovranno adeguarsi.
Le iniziative della UE sono in 5 diversi ambiti e sostengono:
1)L'indipendenza economica
2)La parificazione degli stipendi
3)L'uguaglianza nei processi decisionali
4)La dignità e la fine delle violenze di genere
5)L'Uguaglianza di genere nelle relazioni esterne
Dalle stime della Commissione Europea emerge che:
- Il tasso di occupazione femminile rimane inferiore a quello degli uomini, anche se le donne rappresentano la maggioranza degli studenti e dei laureati.
- Le donne continuano a guadagnare in media il 17,8% in meno degli uomini per ogni ora lavorata e questa cifra rimane stabile.
- Le donne sono ancora molto sottorappresentate nel mondo economico, politico e nelle posizioni decisionali.
- La divisione delle responsabilità familiari è ancora molto diseguale tra uomini e donne.
- Il rischio di povertà è maggiore per le donne rispetto agli uomini.
- Le donne sono le principali vittime della violenza di genere e sono più vulnerabili al traffico di esseri umani. 
E in Italia cosa accade?
In Italia la situazione è molto inferiore alle medie europee, motivo per cui, il Ministero delle Pari Opportunità dovrebbe operare e lavorare seriamente affinchè ci siano le condizioni per favorire la parità di genere. Provate a fare un semplice test per comprendere di quanto il vostro stipendio è al di sotto di quello di un uomo che fa il vostro stesso lavoro, attraverso questo strumento presente sul sito della Commissione Europea http://ec.europa.eu/social/main.jsp?catId=838&langId=it , e capirete quanto è ancora grande il cammino verso l'uguaglianza tra uomo e donna. E le disuguaglianze retributive sono solo uno dei fattori di disparità tra i sessi! Fermo restando che la parità deve essere prima di tutto un "fatto mentale" di noi donne, dobbiamo crederci, esigere rispetto e lottare per i nostri diritti. Dobbiamo convincerci che per avere un ruolo sociale, politico ed economico ed essere considerate di talento non è necessario assumere le sembianze di un uomo rinunciando alle nostre peculiarità di genere, ma semplicemente essere noi stesse.
Buona giornata mamme, viva le donne!

martedì 15 febbraio 2011

Riprendiamoci la dignità: dal Reality Show al Paese Reale!

Care amiche,
mi sono sempre chiesta cosa resta delle nostre lotte, delle nostre indignazioni, delle nostre manifestazioni di piazza, quando le luci dei riflettori si spengono e quando le TV hanno raggiunto l'audience desiderato da non volerne più parlare. La mia risposta è che, nel lungo periodo, in Italia la maggior parte dei problemi reali del Paese va a finire nel dimenticatoio e ciascuno di noi resta con i suoi mali. Donne e mamme perdono il lavoro, i nostri figli vivono e probabilmente vivranno la disoccupazione, il debito pubblico aumenta in maniera esponenziale, si fanno tagli al welfare di tutti i tipi (ma non alle auto blu e agli stipendi dei parlamentari) ed intanto in TV di questa Italia non si parla o si parla poco. Del resto è più importante che la gente si distragga con i reality show: l'Isola dei Famosi, il Grande Fratello, Amici ecc.
Gli Italiani vivono di reality e muoiono di Paese Reale, che paradosso!!!
Il consiglio che Mom&Woman, vuole dare alle sue lettrici, è di spegnere la televisione anche solo per un giorno. Questo esercizio, sembra banale, ma con un semplice gesto si può crescere in cultura. In quel giorno, fate più clic su Internet e meno zapping con il telecomando, leggete l'informazione libera e priva di condizionamenti, fatevi un'idea chiara di quello che accade nel nostro Paese.
Ad esempio se quel giorno fosse oggi e decideste di leggere Mom&Woman, incappereste in questa nuova nota di Rosa, pubblicata a titolo di protesta formale e per non dimenticare:


"Sono trascorsi 25 giorni dall'inizio del presidio. Abbiamo atteso questo l'incontro in prefettura come un passaggio importante e in parte risolutivo. Siamo uscite con un pugno di mosche in mano! Nessuna garanzia! stanno per scadere i termini per il completamento della domanda di cassa avviata dopo l'accordo del 18 gennaio, se per il 25 febbraio non verrano inseriti i profili di ciascun dipendente presso il data base dell'INPS rischiamo l'ammortizzatore sociale!
Del resto dobbiamo fidarci sulla parola che un liquidatore venga nominato per domani mattina!Come possiamo non fidarci! in questo Paese di galantuomini!
Mentre scendevo le scale con la delegazione delle colleghe, riflettevo sul fatto che tante volte mi ero pentita di aver trascinato queste disgraziate compresa me in un'avventura dagli esiti incerti, ma ad ogni gradino sceso concludevo che non c'era altro da fare e che non possiamo tornare indietro. Alcune di noi sono stanche e avvilite, non resta altro che aspettare la legge, ma quello che vorremmo davvero è un abbraccio da questa città.
Una sciagura si è abbattuta su questo territorio +94% di cassa integrazione solo nell'arco del 2010, ma bollettini di questo tipo appaiono solo sui giornali locali, in tal senso siamo al pieno federalismo dei dati ancor prima d'essere una federazione.
Tensioni di vario genere  attraversano il presido e impiego la maggior parte del tempo cercando di ascoltare tutti i disagi del gruppo. Non è facile superare le fasi iniziali dell'ennesima delusione, ma accade quasi sempre che ne usciamo rafforzate. Come oggi quando sono tornata in fabbrica per relazionare sull'incontro a chi aspettava il nostro ritorno.
Non si raccolgono onori da delegata sindacale, quando un attimo prima di iniziare a parlare l'assemblea tace e aspetta la prima frase come la buona novella.
Un lungo silenzio di delusione ha accolto le mie parole e nonostante la mia collaudata esperienza in "notizie impopolari" la mia voce un po' impacciata per il nodo in gola ha tradito la mia sicurezza. In soccorso è arrivata la loro solidarietà. Tutte hanno ripetuto "abbiamo fatto bene ad occupare Ro, chissà cosa avremmo fatto adesso!".
Alle mie colleghe va il miglior intervento della giornata. quella silenziosa consapevolezza di aver fatto per tutte noi la cosa giusta.
Rosa Giancola"

Tutto deve cambiare, affinchè nulla cambi...E' sempre stato così in Italia. Non è più importante la vita di una donna che lotta per la sua dignità e per mantenere un posto di lavoro rispetto a quello che fanno i naufraghi dell'Isola dei Famosi (a cui verrà dedicato quasi un intero canale televisivo per i prossimi mesi)?Io credo che sia giunto il tempo di passare dal Reality Show al Paese Reale, di spegnere la televisione e accendere il cervello.
Buona giornata mamme, viva le donne!!!

lunedì 14 febbraio 2011

Mamme imprenditrici: si può!

Care amiche,
oggi Mom&Woman, vuole nuovamente ritornare sul tema dell'imprenditorialità femminile e sull'importanza di rimettersi in gioco nel mercato del lavoro.
Dopo essere scese in piazza ieri, per difendere la nostra dignità di donne e certa che non sarà una manifestazione a cambiare le cose, credo sia opportuno iniziare a proporvi alcuni strumenti concreti di cambiamento.Vi segnalo, pertanto, un'interessante opportunità di lavoro. 
Il 10 Febbraio 2011 è stato presentato a Milano il progetto Mamme Fanno Impresa, che intende supportare e far sviluppare il lato imprenditoriale di noi mamme, attraverso l'apertura in franchising di negozi Brums e Bimbus a condizioni vantaggiose.
Il progetto, promosso da Preca Brummel, è la prima iniziativa di questo tipo in Italia. Come più volte sottolineato da Mom&Woman, le mamme hanno un altissimo potenziale anche in ambito imprenditoriale oltre che gestionale. Sono capaci, flessibili, con grande attitudine al problem solving e predisposizione alle relazioni umane. 
Le mamme sono risorse e questo è uno dei primi progetti in Italia che finalmente ne propone una valorizzazione.
Quali i vantaggi per le mamme?
Per la conciliazione dei carichi familiari con il lavoro, Preca Brummel garantisce la "Mamma Jolly", una sostituta che nei primi 3 anni di attività si alternerà alla mamma imprenditrice nel suo periodo di ferie.
Gli altri benefits previsti per le mamme sono relativi ai figli! L’azienda garantirà un piano di accumulo per gli studi: una “borsa di studio” della durata di cinque anni, riscattabile al diciottesimo anno d’età di ogni figlio; inoltre Preca Brummel assegnerà un guardaroba Brums o Bimbus del valore di 1.000,00 € all’anno per ciascun figlio.
Se vi spaventa l'idea del Business Plan o del piano di comunicazione, state tranquille Mamme Fanno Impresa è un progetto trasversale anche a questi temi e garantisce un presidio ed un aiuto consulenziale a tutte le mamme che decideranno di diventare imprenditrici.
Sul sito www.mammefannoimpresa.it è possibile trovare tutte le informazioni sul progetto.
Non mi resta che dirvi: a lavoro mamme, viva le donne!

venerdì 11 febbraio 2011

E' iniziata la rivoluzione culturale...

Care amiche,
è con immensa gioia che vi comunico che ieri Rosa, era ad Annozero a rappresentare se stessa e le donne della Tacconi Sud, con grande forza; la stessa che traspariva nelle sue note pubblicate da Mom&Woman, a titolo di testimonianza e protesta formale. E' una bellissima notizia che mi motiva a credere in questa iniziativa. Confido, pertanto, nel vostro aiuto, affinchè la nostra voce di donne e mamme possa essere sempre più ascoltata e affinchè finalmente possa prospettarsi un cambiamento soprattutto per i nostri figli, perché vivano in una società paritaria e senza discriminazioni. Mi auguro che attraverso l’aiuto di tutte voi, si possa creare quel cerchio di solidarietà nella gioia per operare un cambiamento politico, economico, sociale e culturale nella nostra società. Sono convinta, infatti, che ci siano molte donne e mamme che vivono storie difficili e le tengono per sé, perché sono rassegnate a che nulla cambi. E sono anche convinta che chi, invece, vive una vita serena e soddisfatta non possa restare a guardare o essere egoista, perché la gioia va condivisa. Se molte stiamo bene, allora forse prima o poi staremo bene tutte. Se solo in poche stiamo bene, prima o poi non starà più bene nessuno.
Affinchè le mie non restino solo parole, credo che la ricetta per concretizzare un cambiamento sia semplicemente dare il meglio di sé in ogni ambito della vita, spendendosi in prima persona per le giuste cause, anche se non sembrano le nostre cause. Non serve scendere in piazza per operare la nostra rivoluzione culturale, basta partire dalle piccole cose e a piccoli passi. Non abbiate paura di denunciare qualsiasi sopruso stiate vivendo e non abbiate paura di dire la vostra per sradicare pregiudizi o segnalare prospettive di cambiamento. Mom&Woman continuerà a parlare di questi temi, continuerà ad ascoltare e continuerà a sognare soprattutto per quelle donne e mamme che oggi non riescono a farlo.

Quello che facciamo
è soltanto una goccia nell'oceano.
ma se non ci fosse quella goccia
all'oceano mancherebbe.
                      Madre Teresa di Calcutta

Buona giornata mamme, viva le donne!

mercoledì 9 febbraio 2011

Il sogno dell'Italia che vorrei...

Care amiche,
vi siete mai chieste che Italia sarebbe se le donne fossero ai vertici della vita economica del Paese? Io me lo chiedo puntualmente e puntualmente la risposta è sempre la stessa: un'Italia in crescita sotto tutti i punti di vista.
Sembra una risposta banale, ma non lo è e ve lo dimostro.
Nonostante la recessione, nel 2009 sono nate oltre 20 mila imprese in più (+1,5%) guidate da imprenditrici o con una forte presenza femminile. E numeri alla mano, le aziende con un alto numero di manager in gonnella fanno quasi il doppio dei profitti di un’azienda tradizionale. Eppure il gentil sesso continua a scontrarsi con i problemi di sempre: al tasso di occupazione femminile che in Italia (47%) è il fanalino di coda d’Europa (58% la media Ue), si associa un alto numero di precarie (il 25% contro il 13% degli uomini) e la scarsa presenza nei posti di comando: il 4-5% di donne siedono nei Consigli d’amministrazione delle grandi aziende.
Un'interessante sintesi preparata dall'Istat e dal Dipartimento della Famiglia, inoltre, dimostra che vi è una relazione positiva tra tasso di occupazione femminile e tasso di natalità. Il che significa che dove le donne lavorano, fanno anche più figli. Allora se le donne che lavorano fanno più figli, questo significa che non possono essere questi ultimi un ostacolo alla carriera. E quindi non ci sono più scuse atte a tenere le donne di talento fuori dai vertici aziendali e dai CDA.
Avere più donne italiane eccellenti al top è solo un bene per la nostra società ed economia. Mettiamoci bene in testa che il bacino di donne italiane laureate è grande e totalmente sottosfruttato.
A livello politico si continua a ragionare unicamente in termini fiscali (di breve periodo): se più donne lavorano il PIL aumenta, e quindi si pensa a detassare il lavoro femminile. Eppure sono convinta che sono le strategie di leadership, le uniche a poter garantire una crescita di lungo periodo.
Perchè in Italia non si pensa ad una normativa simile a quella norvegese che prevede che il 40 per cento dei consiglieri di amministrazione di aziende quotate siano donne?
Perchè in Italia la focalizzazione è sull'aumento delle strutture di supporto alla maternità (asili nido) e non sull'incremento di donne nel top management aziendale?
Provo a dare una risposta. Una donna di talento spaventa le stesse donne, figuriamoci gli uomini. La metà di quel 4-5% delle donne che siedono nei CDA in Italia, mi dispiace dirlo, è costituita da mogli, figlie e fidanzate dell’imprenditore di riferimento, provate a fare mente locale e vedete se non ho ragione (Azzurra Caltagirone, Emma Marcegaglia, Marina Berlusconi ecc). Nessuno che oggi è al potere (uomo o donna) vuole che cambino le cose, tutti vogliono conservare la poltrona, ma andando di questo passo quello che si conserverà sarà un Paese di vecchi sempre più povero e affamato.
Care amiche credo che sia giunto il momento di iniziare la nostra rivoluzione culturale di donne e mamme. Se la politica non è meritocratica (basta vedere il numero di vallette titolari di quote rosa), la promozione di donne eccellenti  nella vita economica e sociale del Paese è possibile, ed è il sogno dell'Italia che vorrei.
Buona giornata mamme, viva le donne!

martedì 8 febbraio 2011

Ridiamo l'Italia alle Italiane...

La condizione della donna è la misura della civiltà di un paese.
All'estero, attualmente, si fa un pò di confusione su chi siano veramente le Italiane. Ci stiamo qualificando per le prostitute di alto bordo, per le show girl della politica, per le minorenni assetate di soldi e se continuiamo così il modello si radicherà nella testa di tutti e tutti i buoni esempi cadranno nell'oblio soppiantati dai cattivi esempi.
Senza voler dare giudizi bigotti e nel pieno rispetto delle scelte altrui (perchè la libertà di un individuo è sacra anche quando sceglie di prostituirsi per soldi), Mom&Woman oggi vuole rispolverare l'altra faccia dell'Italia e non c'è modo migliore per farlo che parlarne. Sono i buoni esempi che devono essere ricordati e non quelli che tutti i giorni vediamo in TV o di cui sentiamo parlare al TG. Se penso che una ragazza minorenne oggi, ha il consenso dalla madre a prostituirsi per soldi, come è emerso da una recente intercettazione telefonica, resto sconcertata e non so effettivamente quanto la famiglia che era ed è il pilastro del nostro vivere sociale, possa continuare ad avere il suo ruolo guida, se è proprio in seno alle famiglie che si ottiene il benestare per scelte dubbie.
Si è davvero così affamati e disperati da accettare che una figlia minorenne si prostituisca per soldi?Oppure sono i "non valori" che si portano dentro a spingere verso determinate scelte e comportamenti? Credo la seconda.
Eppure c'è una storia d'Italia alternativa a quella che spesso si legge sui giornali, fatta da donne che hanno lottato e si sono fatte strada nel mondo, anche per lasciare un paese migliore a noi, che siamo le loro dirette - e troppo spesso smemorate - discententi.
Ripartiamo da questa allora per ritrovare ciò che saremo in virtù di ciò che eravamo.
Rita Levi Montalcini, Maria Montessori, Tina Anselmi, Nilde Jotti, Matilde Serao, Grazia Deledda, Sara Simeoni, Anna Magnani, Sophia Loren, Carla Fracci, Elsa Morante, Giovanna Mezzogiorno, Luisa Spagnoli e la lista continua e si riempe di tutte noi che ogni giorno combattiamo per dare una vita migliore ai nostri figli, che siamo grandi eroine per i nostri cari, nella nostra famiglia, che lottiamo per un posto di lavoro, che sorridiamo nelle difficoltà e troviamo mezzi leciti per superarle, solo noi possiamo ridare all'Italia la dignità perduta.
Il 13 febbraio le Italiane scenderanno in piazza per difendere la loro dignità, è sicuramente una protesta simbolica per dimostrare al mondo intero che non siamo solo escort o veline e per sradicare la nuova concezione che si sta radicando nelle teste di tutti. E' pur vero che non basterà scendere in piazza per allertare le coscienze, ma saranno i comportamenti quotidiani e soprattutto la nostra volontà ferrea di cambiare le cose a livello politico, sociale, culturale ad operare la rivoluzione.
Buona giornata mamme, viva le donne!!!

venerdì 4 febbraio 2011

10 Regole d'oro per provare a cambiare vita...

Care amiche,
la vita di noi mamme e donne in generale è una continua corsa tra impegni di lavoro e carichi familiari. Non avere molto tempo per noi stesse o per i nostri cari ci stressa oltremodo e si finisce così la propria giornata con non poca frustrazione. E' come se la vita fosse stata programmata, le persone si aspettano da te che tu svolga al meglio ogni ruolo che ti è stato affidato. Devi essere una eccellente moglie, madre, manager, amante, compagna di giochi e di avventure, però non sempre hai il tempo da dedicare alla cura della tua persona e dei tuoi desideri  e quando ti rendi conto che, in realtà, stai solo correndo, senti il desiderio di fermarti anche solo per respirare. A cosa serve del resto correre così?Ve lo dico io, non serve a niente e nessuno,non serve ai nostri figli che percepiscono il nostro stress, non serve ai nostri mariti che ci sentono nervose, e non serve ai nostri datori di lavoro che ci vedono distratte.E poi, perchè correre così? Alla fine si vince un premio?
Allora amiche qui ci vuole Downshifting (Semplicità Volontaria), bisogna semplicemente scalare marcia, rallentare. 
Che significa? Molte cose in una. Significa ad esempio prendersela con calma, lentamente, non affannarsi, in primo luogo per le questioni di lavoro, i soldi, la carriera.Significa fare meno ma anche fare meglio, con più passione e più senso e in modo più semplice (magari rinunciando all’ultimo modello di smartphone che invece di semplificarci la vita ce la complica con aggiornamenti continui, rischi di attacchi di nuovi virus, moltiplicazione di funzioni che nessuno utilizzerà mai), a prescindere da quello che si fa. Significa avere più tempo per sé, la propria famiglia, gli amici, gli hobby, perché no anche per le vacanze, a patto ovviamente che non siano troppo costose. Perché il downshifting, moda, fenomeno culturale o qualsiasi altra cosa sia o stia diventando, predica una riduzione un po’ in tutti quegli aspetti che in una normale esistenza di una persona occidentale, o comunque vivente in un’economia industrializzata, provocano stress, ansia, perdita di contatto con le cose che hanno più senso nella vita. E, alla fine, rischiano di far perdere il senso e il gusto di vivere.
Se tutti facessimo downshifting, che cosa succederebbe? Nessuno può dirlo, ovviamente. E nonostante questa filosofia di vita stia facendo proseliti, la larghissima maggioranza di noi o è ancora attratta fatalmente dall’equazione lavoro di più = guadagno di più, oppure non riesce a uscire dal meccanismo della vita-as-usual anche se sente che gli ingranaggi lo stanno pian piano stritolando.
E' pur vero amiche, che per fare downshifting ci vuole coraggio e spesso non si sa da dove partire. Oggi Mom&Woman vi parla delle 10 Regole della Semplicità Volontaria, stilate da Tracey Smith, una guru del downshifting inglese.
Ecco, dunque, quali sono le regole del buon downshifter. Che strizzano anche l’occhio al green e ad uno stile di vita sostenibile. Come dire che tutto si tiene, alla fine.

1) Fai un esame del tuo budget di tempo e del tuo budget finanziario.

2) Taglia una carta di credito (in senso letterale!) come gesto simbolico e liberatorio.

3) Dona qualche oggetto, giocattoli, vestiario ad un ente caritatevole, così sperimenti un comportamento di natura gratuita.

4) Fai un elenco dei tuoi acquisti settimanali e tagliane almeno 3 (non essenziali).

5) Pianta qualcosa in giardino, coltivalo, innaffialo e poi mangialo, per imparare che non tutto il cibo si deve acquistare.

6) Cucina un pranzo utilizzando ingredienti di stagione, locali e preferibilmente organici.

7) Goditi la grandissima gioia di allevare qualche gallina (non in batteria).

8) Realizza con le tue mani qualche biglietto o cartoncino per le prossime feste in calendario.

9) Stasera (non domani, stasera!) spegni la televisione, accendi la radio e fai qualche gioco in famiglia o una bella chiacchierata.

10) Programma una mezza giornata lontana dal lavoro da trascorrere con qualcuno a cui vuoi bene.


Buona giornata mamme, viva le donne!!!

giovedì 3 febbraio 2011

Riprendiamoci la dignità: il seguito...

Care amiche,
oggi è nuovamente giunta a Mom&Woman la testimonianza di Rosa, come seguito all'articolo scritto il 21 Gennaio 2011. Come me, vi sarete chieste: le donne della Tacconi Sud ce l'avranno fatta? Saranno valse a qualcosa le loro notti di occupazione in fabbrica?Leggete...
Buona giornata mamme, viva le donne!!!

"Sono trascorsi 13 giorni e 16 ore dall'inizio dell'occupazione della Tacconi Sud.Siamo tese e stanche. Siamo riuscite a ricavare un terzo turno di notte, riducendo il numero, da quattro a tre, per recuperare meglio tra un turno e l'altro.Le notti in compenso paiono più brevi, si dorme comunque poco.
Troppa calma in questi giorni. E' vero qualche garanzia in più c'è stata, la domanda  cassa avviata,l'istanza di fallimento depositata, tuttavia non mancano le pressioni psicologiche, c'è la possibilità che stacchino la corrente elettrica e se questo accadrà vorrà dire restare senza riscaldamento per la notte, ma quello che ci preoccupa di più sarà il buio che avvolgerà completamente questa nave in avaria con il suo equipaggio.  Ci rendiamo conto che gli esseri umani si abituano presto alle nuove condizioni, tanto che l'assurdità pare alle fine una strana routine. Ma la tensione resta.C'è la possibilità che la proprietà tenti di entrare, anche se fingono noncuranza,cominciano ad essere infastiditi dalla nostra determinazione, un pugno di donne, non ci credevano capaci di tanto! dimenticano forse che  le donne nella storia hanno sopportato oppressioni più lunghe.
 Tuttavia si pensa spesso a qualche azione che attiri l'attenzione mediatica e devo dire che quella che mi è giunta con queste  note è stata inaspettata.
Ma la sensazione di fondo è la paura di essere dimenticate, i tempi si allungano e tutto questo potrebbe  non bastare. Ciò che restera, comuque finisca sarà il valore che questa esperienza ha offerto a tutte noi. In questi giorni mi rendo conto di come gli altri sono presenti nelle nostre vite, al di sotto della soglia della nostra consapevolezza, in modo  incoscio, ci accompagnano ogni giorno della nostra vita, sono i colleghi di lavoro.
Forse in altre condizioni non avremmo avuto modo di scoprire la nostra umanità, in altri luoghi prese dalla quotidianità,non avremmo compreso come  certe condizioni accrescono la solidarietà tra le persone.
Oggi in particolare una forte tensione ha attraversato la nostra giornata, se non fosse stato per le mie colleghe non avrei avuto la forza di tenere testa ad una giornata  simile. Un'interminabile riunione su nuovi sviluppi ha sondato ogni angolo della nostra anima, ma alla fine ci ha restituito una forza nuova.
Adesso so che la lezione migliore poteva venire solo da chi è prossimo a me, ed è  per questo vicino almeno come imigliori affetti che pensiamo di vivere.
Domani saremo di nuovo in fabbrica, c'è la possibilità che tentino di forzare il presidio, per questo sarà una notte lunga pensando alle colleghe in turno.Il cellulare acceso è l'unico sostegno invisibile, perchè ognuna di noi possa raggiungere l'altra. L'altro ponte è il pensiero constante, quello che ti fa sentire la presenza dell'altro in questo comune destino.
Comunque andrà abbiamo vinto.
Abbiamo vinto come persone,come donne,come madri, come sorelle e come colleghe.


Rosa Giancola"

mercoledì 2 febbraio 2011

Figli o lavoro?In Italia si sceglie, in altri Paesi Europei si portano avanti entrambe le cose...

Care amiche,
oggi su esplicita richiesta di alcune di voi, parliamo della maternità e dei diritti sul lavoro, perchè spesso si alimenta confusione e non sempre è chiaro cosa si può fare e cosa no, con grande ansia e frustrazione per chi  invece dovrebbe solo vivere la gioia della nascita.
In Italia non si fanno più figli, con grande preoccupazione della politica, ma non è un compito da geni della lampada capirne il perchè. Una donna su due perde o rinuncia al lavoro a causa della maternità, e questo a tutti i livelli di carriera, dalle donne manager alle operaie (per non parlare dell'incubo che vivono le precarie). La donna è punita sul lavoro per il fatto di essere diventata mamma. Ci sono testimonianze di donne manager che hanno dedicato la loro vita al lavoro e che magari solo a 39 anni hanno ritenuto opportuno intraprendere la maternità. Ebbene dopo anni di duro lavoro al loro rientro sono state licenziate. E' l'esempio di Stefania Boleso, 39 anni, da 10 anni  responsabile marketing di Red Bull. Oppure ci sono mamme che subiscono mobbing, demansionamento e qualsiasi barbarie solo perchè sono state in grado di dare all'Italia un figlio e non possono permettersi di perdere il lavoro.
E' pur vero però che non bisogna fare di tutta l'erba un fascio, e ci sono anche ambienti di lavoro che tutelano la maternità, ma tutto sta alla ragionevolezza e all'umanità del top management e non ancora purtroppo alla consapevolezza che una mamma è una grande risorsa sia a lavoro che per il Paese. Questa consapevolezza, che è chiara in Paesi come la Norvegia ad esempio, si ripercuote sulla crescita del PIL nazionale incrementandola (e non sono sensazioni ma numeri!!!).

Veniamo a questo punto ai diritti delle mamme sul lavoro. Vi anticipo che la trattazione di questo argomento potrebbe non essere esaustiva e per questo vi rimando a consultare tutte le fonti in materia.
La tutela della donna in caso di maternità è regolamentata dalla legge n. 151 del 26 marzo 2001 che ha sostituito la vecchia legge n. 1204 del 1971 (“Testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità”). 
La tutela del posto di lavoro
Le donne in attesa di un figlio, non possono essere licenziate nel periodo compreso tra l’inizio della gravidanza e il primo anno di età del figlio.
In caso di licenziamento, occorre presentare entro 90 giorni un certificato che dichiari l’esistenza della gravidanza nel momento in cui si è state allontanate dal posto di lavoro.
Il ricorso al licenziamento è nullo per: giusta causa (colpe gravi della donna), chiusura dell’azienda, scadenza del contratto. Sempre in questo arco di tempo, la donna non può essere sospesa a meno che non venga sospesa la produzione nell’intero reparto in cui lavora.
Per i 7 mesi successivi la scoperta di essere incinta, la lavoratrice non potrà effettuare trasporti, sollevare pesi, svolgere lavori pericolosi, faticosi e insalubri. Non possono altresì esserle affidati turni di lavoro dalle ore 24:00 alle ore 6:00.
Nei periodi di assenza per maternità, si continua maturare anzianità di servizio e, solo durante il periodo di assenza obbligatorio, anche ferie e tredicesima.
Al rientro sul posto di lavoro, dopo il periodo di maternità, (sia obbligatorio che facoltativo), la donna ha il diritto di continuare a svolgere le stesse mansioni, o equivalenti, che svolgeva in precedenza.
Astensione obbligatoria
La donna ha l’obbligo di astenersi dal lavoro per 5 mesi totali a scelta semi-vincolata: può continuare a lavorare fino al 7° mese e restare a casa per i primi 3 oppure continuare fino all’8° mese e restare ad accudire il bambino per i primi 4 mesi di vita. Questa ultima ipotesi deve essere concessa sia da un medico specialista del sistema sanitario nazionale che da un medico competente nella prevenzione sui luoghi di lavoro.
Nel periodo di astensione dal lavoro, la donna riceve l’80% dello stipendio ed un eventuale 20% a seconda del contratto aziendale. Stessa cosa vale per l’uomo, che ora ha la possibilità (obbligo in alcuni casi) di astenersi per i 3 mesi successivi alla nascita del bambino.
Anche le lavoratrici che hanno adottato un bambino di età inferiore ai 6 anni di età possono avvalersi del diritto di astensione al lavoro per i 3 mesi successivi l’arrivo del bambino.
In caso di aborto sopravvenuto entro 180 giorni dal concepimento, la donna ha diritto ad un normale periodo di malattia prescritto dal medico, diversamente avrà diritto ai 5 mesi di assenza con l’80% dello stipendio. 
Astensione facoltativa
Con questa legge, sia padre che madre possono astenersi dal lavoro per un massimo di 6 mesi ciascuno ma per un totale di 10 mesi ricavato sommando i periodi di assenza dell’uno e dell’altra. Le assenze possono essere continuate o frazionati e utilizzabili fino al compimento dell’8° anno di età del figlio; in alcuni casi, i genitori possono assentarsi contemporaneamente dai reciproci posti di lavoro.
Nel caso di scomparsa di uno dei genitori (sia per morte che abbandono del figlio) il periodo per il singolo genitore si allunga a 10 mesi.
Per i genitori adottivi resta tutto invariato tranne il caso in cui il bambino adottato dovesse avere una età compresa tra i 6 e i 12 anni: in questo caso, l’astensione facoltativa può essere goduta entro 3 anni dall’arrivo in famiglia.
Per i giorni di astensione facoltativa, si percepisce il 30% dello stipendio fino al raggiungimento totale di 6 mesi di assenza tra padre e madre. Successivamente saranno solo i genitori a basso reddito a continuare a percepire la stessa percentuale di stipendio. 
Diritto all’allattamento
Durante il primo anno di vita, la madre può assentarsi per 2 ore al giorno dal lavoro per accudire il bambino (una sola se l’orario di lavoro è inferiore a 6 ore); le 2 ore possono essere cumulate oppure divise sempre all’interno della stessa giornata lavorativa. Se sul posto di lavoro è presente una asilo nido aziendale o una camera per l’allattamento, la lavoratrice non può allontanarsi dalla struttura e le ore messe a disposizione scendono a una soltanto (divisibile in 30 minuti per 2 volte). 
Permessi per malattia del figlio
Padre e madre possono assentarsi dal lavoro in caso di malattia del figlio che deve essere attestata da un medico specialista.
Fino a 3 anni di età del bambino, non vi sono limiti di assenza; dai 3 agli 8 anni, si hanno a disposizione soltanto 5 giorni all’anno.
L’assenza dal lavoro deve coinvolgere solo uno dei genitori che deve presentare apposita dichiarazione all’azienda nella quale attesta che il coniuge non sta usufruendo dello stesso permesso nel medesimo periodo.
In questi giorni, e per i primi 3 anni di vita del bambino, non si percepisce stipendio ma vengono comunque versati i contributi INPS. 
Assistenza a bambini con handicap
In questo caso, i genitori possono chiedere di aumentare il periodo di astensione facoltativa fino ad un massimo 3 anni a patto che il bambino non sia ricoverato 24 ore su 24 in una struttura specializzata.
In alternativa si può chiedere un permesso giornaliero di 2 ore (retribuite) fino al 3° anno di età del bambino e successivamente 3 giorni al mese.
Cosa cambierà in Italia con la nuova direttiva UE?
I lavoratori padri dovranno poter fruire, alla nascita di un figlio, di almeno due settimane di congedo interamente retribuito. Il Parlamento europeo in seduta plenaria ha votato, con una maggioranza significativa e in prima lettura, la proposta di direttiva del Parlamento e del Consiglio europeo che modifica la direttiva 92/85/CEE in materia di tutela della maternità e della paternità.
Del tutto nuovo, anche per il nostro Paese, l'invito rivolto agli Stati membri di far beneficare i padri di un autonomo periodo di assenza, appunto di almeno due settimane, da utilizzare nel periodo in cui opera il congedo obbligatorio per maternità, il cui periodo minimo deve essere aumentato, dagli Stati membri dell'Unione europea, da 14 a 20 settimane. Quest'ultima misura non tocca il nostro Paese, che già stabilisce in cinque mesi l'astensione obbligatoria dal lavoro per le neo-mamme.
Anche l'Italia dovrà, però, adeguare il trattamento economico di maternità alla nuova direttiva, che prevede che le 20 settimane siano integralmente retribuite. Attualmente l'indennità durante il periodo di astensione obbligatoria dal lavoro per maternità è, invece, pari all'80% dell'ultima retribuzione, con l'integrazione al 90 o al 100%, che alcuni contratti - ma non tutti - pongono a carico del datore di lavoro.
Buona giornata mamme, viva le donne!!!