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sabato 22 gennaio 2011

Oggi voglio dare i numeri...

Care amiche,
per dare i numeri non è detto che bisogna essere pazze!Quando ero universitaria, la frase più gettonata era:"Professore il senso è questo, ma i numeri sinceramente non me li ricordo"...Ed invece i numeri servono a capire e ad avvalorare testimonianze come quella di Rosa. Ci sono numeri che dovrebbero entrarci bene in testa, perchè ci rappresentano e non sono un semplice dato di fatto da tralasciare e trascurare perchè in tv c'è il Grande Fratello o tutte quelle belle trasmissioni che distolgono l'attenzione dai problemi reali del Paese.
In Italia una donna su due è fuori dal mercato del lavoro. Una recente ricerca di mercato datata 7/12/2010 condotta dall’Eurostat (Ufficio Statistico delle comunità europee), dimostra che il 35.5%  delle Italiane non ha un impiego.
Diversa la fotografia scattata nel resto d’Europa, dove la media della percentuale delle disoccupate è del 22.1%.
Secondo Eurostat tra le cause principali dei dati relativi all’Italia c’è la “cura della famiglia“. Le donne italiane appaiono al resto del mondo più madri e casalinghe che donne in carriera. In controtendenza rispetto a questo dato l’Italia ha, allo stesso tempo,uno dei tassi di natalità più bassi del vecchio continente (9,6 bambini per mille abitanti, rispetto alla media Ue di 10,9).
Uno studio presentato dalla Commissione europea la scorsa estate sui sistemi educativi dei 27 Paesi membri e condotto da “Eurydice”, rete europea d’informazione sull’istruzione, e sotto il coordinamento dell’Education, Audiovisual and Culture Executive Agency (EACEA), rivela come nel nostro paese siano ancora forti le discriminazioni sessuali nell’istruzione scolastica e come non si stia facendo quasi nulla per contrastarle.
In parole povere, un sistema scolastico sessista non può che produrre una società sessista. Secondo gli esperti, sono proprio gli stereotipi legati al genere che influenzano la possibilità di fare carriera in certe professioni.
E’ quella che in gergo viene definita “discriminazione verticale” che  in Italia tocca tutti i settori, a partire dalla presenza delle donne nel parlamento italiano. Con le elezioni 2008 la presenza femminile a Montecitorio ha raggiunto il 21% e a Palazzo Madama il 18%. Il dato sembrerebbe incoraggiante se non fosse che il numero di commissioni con presidente o vicepresidente donna è identico alla legislatura precedente, rispettivamente 2 e 6.
Fatte salve alcune eccezioni, tutti i Paesi europei hanno messo in pratica politiche per la parità tra i sessi nell’istruzione o intendono dotarsene al più presto. Tra le poche eccezioni, in compagnia delle repubbliche ex-sovietiche come Estonia, Polonia, Ungheria e Slovacchia, figura proprio l’Italia. Alcuni Paesi si sono impegnati nella lotta alle discriminazioni di genere (Francia, Lussemburgo, Lituania), altri hanno preferito affrontare i diversi rendimenti scolastici tra maschi e femmine (Romania, Danimarca, Galles), altri ancora hanno cercato di aumentare il numero dei presidi e direttori donna (Lettonia, Cipro e Norvegia). Il Belgio (parte fiamminga) e l’Inghilterra hanno addirittura intrapreso tutti e tre gli approcci. In Italia ancora poco è stato fatto in tal senso. L’Italia è classificata dallo studio tra quei “Paesi sprovvisti di politiche sostanziali in materia di parità tra i sessi nel campo dell’istruzione”.
Le notizie non migliorano per quanto riguarda l’orientamento professionale: ragazzi e ragazze continuano a scegliere lavori che rispecchiano i tradizionali ruoli di genere, tanto che alcune professioni continuano a rimanere tabù per le donne.
Care amiche questi numeri devono cambiare, per i nostri figli e le nostre figlie affinchè vivano in una società non classista, dove le donne soprattutto se madri devono poter occupare ruoli alti in ogni ambito lavorativo e sociale, perchè una mamma spesso gestisce più carichi di un manager d'azienda e li gestisce senza insuccessi con coscienza ed amore. Mi piacerebbe un domani non sentir più dire "Sono fortunata ad avere avuto un figlio maschio, perchè sarà più facilitato nella vita", e soprattutto mi piacerebbe non pensare che la persona che lo sta dicendo ha pienamente ragione. 
Non restiamo impassibili a guardare, come se non stesse succedendo a noi, facciamo sentire la nostra voce, i nostri diritti di donne e di mamme...Quello che è successo a Rosa, alle operaie della Omsa e a tante altre che magari non hanno avuto ancora voce non deve essere la normalità, parliamo di questi temi, forse non cambieranno subito le cose ma almeno non resteremo solo numeri...

1 commento:

Anonimo ha detto...

ottima analisi,aggiungo se le Donne avessero un ruolo di spicco nella societa'non avremmo problemi come quelli attuali.