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mercoledì 9 febbraio 2011

Il sogno dell'Italia che vorrei...

Care amiche,
vi siete mai chieste che Italia sarebbe se le donne fossero ai vertici della vita economica del Paese? Io me lo chiedo puntualmente e puntualmente la risposta è sempre la stessa: un'Italia in crescita sotto tutti i punti di vista.
Sembra una risposta banale, ma non lo è e ve lo dimostro.
Nonostante la recessione, nel 2009 sono nate oltre 20 mila imprese in più (+1,5%) guidate da imprenditrici o con una forte presenza femminile. E numeri alla mano, le aziende con un alto numero di manager in gonnella fanno quasi il doppio dei profitti di un’azienda tradizionale. Eppure il gentil sesso continua a scontrarsi con i problemi di sempre: al tasso di occupazione femminile che in Italia (47%) è il fanalino di coda d’Europa (58% la media Ue), si associa un alto numero di precarie (il 25% contro il 13% degli uomini) e la scarsa presenza nei posti di comando: il 4-5% di donne siedono nei Consigli d’amministrazione delle grandi aziende.
Un'interessante sintesi preparata dall'Istat e dal Dipartimento della Famiglia, inoltre, dimostra che vi è una relazione positiva tra tasso di occupazione femminile e tasso di natalità. Il che significa che dove le donne lavorano, fanno anche più figli. Allora se le donne che lavorano fanno più figli, questo significa che non possono essere questi ultimi un ostacolo alla carriera. E quindi non ci sono più scuse atte a tenere le donne di talento fuori dai vertici aziendali e dai CDA.
Avere più donne italiane eccellenti al top è solo un bene per la nostra società ed economia. Mettiamoci bene in testa che il bacino di donne italiane laureate è grande e totalmente sottosfruttato.
A livello politico si continua a ragionare unicamente in termini fiscali (di breve periodo): se più donne lavorano il PIL aumenta, e quindi si pensa a detassare il lavoro femminile. Eppure sono convinta che sono le strategie di leadership, le uniche a poter garantire una crescita di lungo periodo.
Perchè in Italia non si pensa ad una normativa simile a quella norvegese che prevede che il 40 per cento dei consiglieri di amministrazione di aziende quotate siano donne?
Perchè in Italia la focalizzazione è sull'aumento delle strutture di supporto alla maternità (asili nido) e non sull'incremento di donne nel top management aziendale?
Provo a dare una risposta. Una donna di talento spaventa le stesse donne, figuriamoci gli uomini. La metà di quel 4-5% delle donne che siedono nei CDA in Italia, mi dispiace dirlo, è costituita da mogli, figlie e fidanzate dell’imprenditore di riferimento, provate a fare mente locale e vedete se non ho ragione (Azzurra Caltagirone, Emma Marcegaglia, Marina Berlusconi ecc). Nessuno che oggi è al potere (uomo o donna) vuole che cambino le cose, tutti vogliono conservare la poltrona, ma andando di questo passo quello che si conserverà sarà un Paese di vecchi sempre più povero e affamato.
Care amiche credo che sia giunto il momento di iniziare la nostra rivoluzione culturale di donne e mamme. Se la politica non è meritocratica (basta vedere il numero di vallette titolari di quote rosa), la promozione di donne eccellenti  nella vita economica e sociale del Paese è possibile, ed è il sogno dell'Italia che vorrei.
Buona giornata mamme, viva le donne!

1 commento:

Anonimo ha detto...

Non smetterò mai di ripeterlo ,noi donne siamo molto più affidabili e creative ,poi certo ci sono anche donne bunga bunga che ovviamente non sono considerate come donne.....peccato che viviamo in un paese di vecchi che non sanno nulla di cultura,e buon senso .